sabato 31 dicembre 2011

Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo


Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti gli uomini di buona volonta' amati dal Signore.
Santa conversione all'Amore di Dio per tutti coloro che non credono, sono confusi, disorientati, depressi e non riescono più a guardare il cielo così da scorgere la stella cometa che guida tutta l'umanità alla luce, alla gioia e alla divina misericordia di Gesu', sommo bene e somma felicita’… Per il resto: DIO VEDE E PROVVEDE, NOI FACCIAMO LA NOSTRA BUONA PARTE.  
FraSole

domenica 23 ottobre 2011

Group Against world degeneration process (Gruppo Contro il processo di degenerazione del mondo)


Grazie Nataluccia per lo spazio che mi concedi. Avevamo anticipato l'azione di protesta degli Indignados già da qualche mese ma nessuno ci dava ascolto. Ora che il fenomeno comincia ad interessare il Pianeta stiamo acquistando credibilità. Ecco, in sintesi, di cosa si tratta (sarò più semplice e più dettagliato in seguito):
Tam Tam, indignati cercano Terza via per rendere etica l'economia...
Sostenete il Group Against world degeneration process (Gruppo Contro il processo di degenerazione del mondo).
Noi, INDIGNATI, PACIFICI, con il nostro Tam TAM… vogliamo far conoscere a quante più persone possibili, attraverso i potenti mezzi che le nuove tecnologie ci mettono a disposizione, il valore sociale del “Manifesto della Finanza Etica e Solidale” per ingrandire la famiglia della così detta  società civile organizzata ad espansione solidale progressiva.
Ad oggi si tratta di un consistente movimento organizzato su scala internazionale. In generale si parla di O.F.E. (organizzazioni di finanza etica). Il movimento delle O.F.E. ha origini e natura analoghe a quello delle organizzazioni non governative e di quelle cooperative, e come queste è espressione della cultura della democrazia economica; una forma particolare di carità all'insegna dell'economia alternativa partecipata.
Vogliamo che al Pil (Prodotto interno lordo)  venga sostituito il Qrdv (Qualità reale della vita).

Iscriviti al Gruppo su Facebook e coinvolgi tutti i tuoi amici in questo rivoluzionario proposito...

Tam TAM… Passa PAROLA!!!... Diventa anche tu PROTAGONISTA!!!... Creiamo Gruppo su face book all’indirizzo: https://www.facebook.com/groups/233626220021262/
Oppure parla quanto vuoi sul nostro blog: http://www.frasole.blogspot.com/

mercoledì 19 ottobre 2011

BAGNASCO: L'ASSENTEISMO SOCIALE E' OMISSIONE...


Bagnasco: «Cristiani "massa critica" della società»
Testo integrale tratto da Avvenire.

1. Ringrazio per il cortese invito a porgere un saluto a questo Convegno promosso dal Forum del mondo del lavoro. La comune ispirazione cristiana consente di fare, in un certo senso, un discorso di famiglia che  possa essere ascoltato con benevolenza e speriamo condiviso oltre questo uditorio. Il nostro animo è ancora segnato da quanto è accaduto sabato scorso a Roma, e non possiamo non esprimere la nostra totale esecrazione per la violenza organizzata da facinorosi che  hanno turbato  molti che intendevano manifestare in modo pacifico le loro preoccupazioni. Alle Forze dell’Ordine va la nostra rinnovata gratitudine e stima per il loro servizio, che presiede lo svolgimento sicuro e ordinato della vita del Paese. 
Che dei cristiani si incontrino per ragionare insieme sulla società  portando nel cuore la realtà della gente e i criteri della Dottrina sociale della Chiesa, è  qualcosa di cui tutti dovrebbero semplicemente rallegrarsi. E’ un segno di vivace consapevolezza, e di responsabile partecipazione alla vita della “città”. E’ espressione di quell’intelligenza d’ amore che nasce da Cristo Gesù: Egli continua a donarci la luce della sua Parola e la forza corroborante dell’ Eucaristia, cuore del discepolato e sorgente perenne della Chiesa. L’intreccio vitale di Parola, Sacramenti e vita, è infatti ciò che sostanzia la presenza del cristiano nel mondo e il suo servizio agli uomini. In forza della fede e della sequela Christi, il discepolo rivive la situazione di Pietro sul lago di Galilea, chiamato a rispondere all’invito del Maestro ad andare verso di Lui camminando sulle acque. E’ noto lo sviluppo della vicenda: egli scende dalla barca dove si trovava al sicuro e si avventura sulle onde. Ma poi, avvolto dalla notte, dal vento impetuoso, dalla burrasca crescente,  comincia ad affondare. Che cosa è successo nello spazio di pochi secondi? Che Pietro ha distratto lo sguardo dal volto di Gesù, si è attardato a guardare  le forze avverse della natura, e le ha commisurate con la sua piccolezza. Allora ha avuto paura ma, più profondamente, si è indebolita la fiducia nel Signore. L’eco della vicenda di Pietro illumina la situazione di ogni cristiano: egli è chiamato ad attraversare il mare del tempo, a camminare sulle acque fidandosi di Cristo senza mai distogliere gli occhi da Lui. Qualora si vedesse affondare, sarebbe il segno della sua “distrazione” dal Volto Santo,  del suo essere catturato dalle forze del mondo. E quando siamo presi dal mondo diventiamo “del “ mondo, anziché essere “nel” mondo ma non “del” mondo, e così diventiamo incapaci  di servire gli uomini. Non è dunque l’immedesimarsi al mondo che permette di servirlo meglio, ma il vivere nella verità di Dio anche quando questa sembra impossibile, quando è irrisa o non è compresa come il comando di  camminare sul mare. E questa verità è da annunciare con amore, senza paura di essere emarginati. E’  la sapienza  della croce  che ha ispirato e sostenuto, nelle diverse epoche, la presenza dei cattolici nelle istituzioni pubbliche e nel tessuto sociale del Paese; che ha contribuito in modo determinante a costruire l’anima dell’Italia prima ancora che l’Italia politica. E che dopo l’unificazione, a fronte di situazioni difficili e gravi, è stata presenza decisiva  per la ricostruzione del Paese, per l’elaborazione di un nuovo ordine costituzionale, per la promozione della libertà e lo sviluppo della società italiana. E neppure è mancato e non manca il convinto apporto  per l’apertura verso un’Europa unita, e per la salvaguardia della pace nel mondo. Questa storia è nota a tutti e sarebbe ingiusto dimenticarla o sminuirla.

2. Dobbiamo dunque riaffermare, innanzitutto,  il punto sorgivo della  presenza  sociale e civile dei cattolici: il primato della vita spirituale, quel guardare fermamente al volto di Cristo che con la forza del suo Spirito sprigiona  dinamismi virtuosi d’intelligenza e di dedizione. Qualora si sbiadisse questo primato, i cristiani sarebbero omologati alla cultura dominante e a interessi particolari: in una parola, sarebbero sopraffatti dalle onde dove stava per affondare l’apostolo Pietro. L’esperienza  insegna da sempre  che, in ogni campo, non sono l’organizzazione efficiente o il coagulo di interessi materiali o ideologici che reggono gli urti della storia e degli egoismi di singoli o di parti, ma la consonanza delle anime e dei cuori, la verità e la forza degli ideali: “Considera sommo crimine – diceva il poeta latino Giovenale - preferire la propria sopravvivenza all’onore, e perdere per la vita le ragioni del vivere”.  E ciò vale non solo per il singolo individuo, ma anche per un Paese, una civiltà, una cultura. Se, in forza  del relativismo gnoseologico e morale,  venissero corrosi i valori  che giustificano l’impegno della vita, allora verrebbero meno anche le fondamenta e le forze che sostengono la convivenza sociale, ed edificano una Nazione come comunità di vita e di destino. E’ questo patrimonio spirituale che permette l’unità culturale e sociale dei cristiani per essere, secondo la parola del Maestro, lievito e sale nella pasta. Tornando all’episodio evangelico, ci chiediamo: dove troviamo il volto di Cristo? Dove Lo possiamo, come Pietro, guardare fisso con gli occhi della fede e del cuore? La Chiesa, ricorda Sant’Ambrogio, è “misterium lunae”, cioè riflette la luce del suo Sposo e Signore. E nel grembo della Chiesa Madre  risplende il Sacramento della Presenza reale di Dio nel mondo, la Santissima Eucaristia, memoriale della Pasqua del Signore, alla cui intimità Egli ci invita nel sacro convito. Sant’Agostino ci aiuta a comprendere il profondo rapporto tra il mistero eucaristico e la presenza del cristiano nel mondo: “Io sono il cibo dei forti (…) Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Confessioni VII, 10, 8). Nella santa comunione, dunque, siamo assimilati a Lui, conformati a Lui: la nostra individualità viene elevata non distrutta, si ritrova più ricca nella comunione trinitaria. Unendoci intimamente a Sé, nello stesso tempo Egli ci apre agli uomini e ce li fa riconoscere non solo come nostri simili ma come fratelli, e ci spinge ad amarli nelle diverse modalità del servizio, compresa la forma alta e nobile della politica. Alla politica, che ha la grande e difficile responsabilità di promuovere il bene comune, la Chiesa in ogni tempo ha guardato con rispetto e fiducia, riconoscendole la gravità del compito, le conquiste di volta in volta raggiunte per il bene della società, e sostenendo con la forza della preghiera coloro che hanno abbracciato questo servizio con onestà e impegno. Se per nessuno è possibile  l’assenteismo sociale,  per i cristiani è un peccato di omissione, infatti “da qui, dall’Eucaristia – scrive Papa Benedetto XVI – deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali che sono stati sempre anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna” (Benedetto XVI, Omelia Corpus Domini, 23.6.2011).

3. Radicati e fondati in Cristo – come due milioni di giovani hanno meditato alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid (agosto 2011) – i cristiani abitano la storia consapevoli di avere qualcosa di proprio da dire, qualcosa di decisivo per il bene dell’umanità. Qualcosa che è dato dalla fede, che si rivela pienamente in Gesù, ma che – in misura – è avvicinabile dalla ragione pensante e aperta: è l’autentica concezione dell’uomo, della sua dignità, dei suoi  bisogni veri, non  indotti e imposti da una cultura prona all’ideologia del  mercato. Senza questa visione, paragonabile al tesoro nascosto nel campo o alla perla preziosa, l’ordine sociale e civile si deforma e progressivamente si allontana dall’uomo. E’ con questo patrimonio universale che la comunità cristiana deve animare i settori prepolitici nei quali maturano mentalità e si affinano competenze, dove si fa cultura sociale e politica. “Non si tratta di predicare il Vangelo – scriveva Paolo VI – in fasce geografiche sempre più vaste o a popolazioni sempre più estese, ma anche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e con il disegno della salvezza” (Esortazione Apostolica, Evangelii nuntiandi, n. 19).
E’ noto che non tutte le concezioni antropologiche sono equivalenti sotto il profilo morale; da umanesimi differenti discendono conseguenze opposte per la convivenza civile. Se si concepisce l’uomo in modo individualistico, come oggi si tende, come si potrà costruire una comunità solidale dove si chiede il dono e il sacrificio di sé? E se lo si concepisce in modo materialistico, chiuso alla trascendenza e centrato su se stesso, un grumo di materia caduto nello spazio e nel tempo, come riconoscerlo non “qualcosa” tra altre cose, ma “qualcuno” che è qualitativamente diverso dal resto della natura? E su che cosa potrà poggiare la sua dignità inviolabile? E quale sarà il fondamento oggettivo e non manipolabile dell’ordine morale? Solo Dio Creatore e Padre può fondare e garantire la più alta delle creature, l’uomo. Per questo, dove la religione subisce l’emarginazione palese o subdola, dove si pretende di  confinarla nella sfera individuale come una questione  priva di valenza pubblica - magari con la motivazione del  primato della testimonianza silenziosa puntiforme o della neutralità rispettosa - l’uomo rapidamente declina sotto l’imperio di logiche illiberali, e diventa preda di poteri ridenti ma disumani. La dimensione religiosa è storicamente innegabile, e si rivela anche ai nostri giorni una dimensione incoercibile dell’essere e dell’agire dell’uomo: negarla o non riconoscerne la dimensione pubblica, significa creare una società violenta, chiusa e squilibrata a tutti i livelli, personale, interpersonale, civile. Una società incapace di pensare e tanto più di attuare il bene comune, scopo della società giusta. Il bene comune, infatti, comporta tutte le dimensioni costitutive dell’uomo, quindi deve riconoscere anche la sua apertura a Dio, la sua dimensione religiosa. E dato che la persona è un essere in relazione, ciò che universalmente lo riguarda ha sempre una valenza anche sociale: “Relegare la fede nell’ambito meramente privato, mina la verità dell’uomo e ipoteca il futuro della cultura e della società. Al contrario, rivolgere lo sguardo al Dio vivo, garante della nostra libertà e della verità, è una premessa per arrivare ad una umanità nuova” (Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi spagnoli, 8.7.2006).
Per questo la religione non è un problema per la società moderna ma, al contrario, una risorsa e una garanzia: la Chiesa non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma deve poter esercitare liberamente questa sua missione. I cristiani da sempre sono presenza viva  nella storia,  consapevoli che la fede in Cristo, con le sue implicazioni antropologiche, etiche e sociali, è un bene anche per la Città. Ed hanno costituito una presenza di coagulo per ogni contributo compatibile con l’antropologia relazionale e trascendente, e con il progetto di società aperta e solidale che ne consegue. Sono diventati nella società civile massa critica, capace di visione e di reti virtuose, per contribuire al bene comune che è composto di “terra” e di “cielo”. Il  patrimonio di dottrina e di sapienza che costituisce la terra solida e la bussola per il cammino, forma il corpus della Dottrina sociale della Chiesa: esso, alimentato nella comunione ecclesiale, è un tesoro provvidenziale, insuperabile e necessario per i cattolici che vogliono servire la città degli uomini nei suoi diversi ambiti, ed è  disponibile a tutti. Per questo non possono arretrare di fronte alle sfide. Siamo grati al Santo Padre Benedetto XVI che, nella visita alla Diocesi di Lamezia Terme, ancora una volta ha ricordato quanto è opportuna “la Scuola di Dottrina Sociale della Chiesa, sia per la qualità articolata della proposta, sia per la sua capillare divulgazione. Auspico – aggiungeva – che da tali iniziative scaturisca una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune” (Lamezia Terme, Omelia 9-10.2011). La Dottrina Sociale della Chiesa non è un insieme di argomenti slegati e chiusi, ma un corpo organico con un centro vitale e dinamico che è la natura umana con i suoi dinamismi e le sue leggi. Solo riconoscendo nei fatti e senza sconti questo dato universale e irrinunciabile - questo “patrimonio valoriale genetico” che crea unità culturale – è possibile guardare in modo coerente e costruttivo ai vari areopaghi del mondo. 
E’ opportuno ripetere che non c’è motivo di temere per la laicità dello Stato, infatti il principio di laicità inteso “come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica – ma non da quella morale – è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà che è stato raggiunto. (…) La laicità, infatti, indica in primo luogo l’atteggiamento di chi rispetta le verità che scaturiscono dalla conoscenza naturale dell’uomo che vive in società, anche se tali verità sono nello stesso tempo insegnate da una religione specifica, poiché la verità è una” (Congregazione della Dottrina della Fede, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24.11.2002, n. 6). E poiché solo scegliendo la verità che l’uomo è per natura, egli giunge alla propria perfezione, allora la morale è liberazione dell’uomo e la fede cristiana è l’avamposto della libertà umana.
Tuttavia bisogna ricordare che il riconoscimento della rilevanza pubblica delle fedi religiose se per un verso è un valore auspicabile e dovuto, dall’altro è fortemente insufficiente in ordine alla costruzione del bene comune e allo stesso concetto di vera laicità. Infatti esso è – potremmo dire – come una cornice di apprezzabile valore, ma che deve essere riempita di contenuti. La laicità positiva, infatti, non può ridursi a rispetto e a procedure corrette,  ma, anche qui, deve misurarsi con l’uomo per ciò che è in se stesso universalmente, cioè con la sua natura. E’ questa che invera le diverse culture e che ne misura la bontà o, se si vuole, l’intrinseco livello di umanesimo.

4. I fedeli laici sanno che è loro dovere  lavorare per il giusto ordine sociale, anzi è un debito di servizio che hanno verso il mondo in forza dell’antropologia illuminata dalla  fede e dalla ragione. E’ questo il motivo per cui non possono tacere. Nel Documento conclusivo della XLVI Settimana sociale dei Cattolici italiani a Reggio Calabria si legge: “Noi tutti, come Chiesa e come credenti, siamo chiamati al grande compito di servire il bene comune della civitas italiana in un momento di grave crisi e allo stesso tempo di memoria dei centocinquant’ anni di storia politicamente unitaria. Vedercelo affidato può stupire e richiede prudenza, ma non deve generare paura o peggio ancora indifferenza” (XLVI Settimana sociale dei Cattolici italiani, Documento conclusivo, Reggio Calabria ottobre 2010, n. 20). Come sempre, vogliamo portare il nostro contributo, consapevoli che, storicamente, “se non abbiamo fatto abbastanza nel mondo, non è perché siamo cristiani, ma perché non lo siamo abbastanza” (CEI, La Chiesa Italiana e le prospettive del Paese, 1981, n.13).  Quanto più le difficoltà culturali e sociali sono gravi, i cristiani tanto più si sentono  chiamati in causa per portare il loro contributo specifico, chiaro, e deciso, senza complessi di sorta e senza diluizioni ingiustificabili, poiché  l’uomo non è un prodotto della cultura, come si vuole accreditare,  e la società non è il demiurgo che si compiace di elargirgli questo o quel riconoscimento secondo convenienze economiche,  schemi ideologici o dinamiche maggioritarie. L’uomo è in sé il valore per eccellenza, che di volta in volta si rifrange in una cultura che tale è quando non lo imprigiona, consentendogli di porsi in continuo rapporto con  la propria verità. Egli, infatti, porta nel suo essere un dover-essere che costituisce la morale naturale. Esiste, insomma, un “terreno solido e duraturo” (Benedetto XVI, Discorso ai Rappresentanti del Consiglio d’Europa, 8.9.2010), che è quello dei principi o valori “essenziali e nativi” (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 71), quindi irrinunciabili  non perché non si debbano argomentare ma perché, nel farlo e nel legiferare, non possono essere intaccati in quanto inviolabili, inalienabili e indivisibili (cfr Benedetto XVI, Discorso cit.). Essi appartengono, per così dire, al DNA della natura umana, al ceppo vivo e originario di ogni altro germoglio valoriale. Il Santo Padre Benedetto XVI, nella “Caritas in veritate”, dopo aver osservato che “la verità dello sviluppo consiste nella sua integralità” (n.18), ricorda al mondo che il vero sviluppo ha un centro vitale e propulsore, e questo è “l’apertura alla vita” (n. 28).
Oggi l’attenzione generale è puntata con ragione ai grandi problemi del lavoro, dell’economia, della politica, della solidarietà e della pace: problemi che oggi  attanagliano pesantemente persone, famiglie e collettività, specialmente i giovani. La sensibilità e la presenza  costante della Chiesa sul versante dell’etica sociale è sotto gli occhi di tutti e nessuno la può, nella sua millenaria  storia, onestamente negare. E’ parte del messaggio cristiano, né è una conseguenza: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). L’incalcolabile  rete di vicinanza e di solidarietà che abbraccia l’intero territorio nazionale grazie ai nostri sacerdoti,  consacrati, innumerevoli volontari, rappresenta una mano tesa trasparente e universalmente nota: è quotidianamente frequentata da un crescente  stuolo di fratelli e sorelle in difficoltà che ricevono ascolto, aiuto, attenzione. Ed è sempre più anche luogo di  incontro e di concreta integrazione tra popoli, religioni e culture. Il Signore Gesù, Figlio di Dio e Salvatore del mondo, ispira e sostiene questa rete di fraterna carità che si avvale di risorse provvidenziali, e di quell’amore gratuito che nessun codice di diritto positivo può stabilire e garantire, perché esso viene dall’Alto. Ed è ogni giorno da invocare da Dio e da rinnovare in Dio, come dono e compito verso tutti. La  ricaduta sociale della fede cristiana appartiene al patrimonio dottrinale, segna la missione della Chiesa e ispira la prassi della cristianità. Anche circa il tema critico e complesso del lavoro, la Chiesa non da ora  segue le vicende in modo attento  e partecipe e, nei limiti delle sue competenze, si pone a fianco dei diversi protagonisti con una presenza discreta, rispettosa e responsabile.  Oggi, dunque, la sensibilità generale è puntata in modo speciale sull’uomo nello sviluppo della sua vita terrena, e quindi sulle vie migliori per assicurare  giustizia sociale,  lavoro,  casa e salute,  rete accogliente e solidale,  pace: valori, questi e altri, che vanno a descrivere ciò che è chiamata “etica sociale”.

5. Ma la giusta preoccupazione verso questi temi non deve far perdere di vista la posta in gioco che è forse meno evidente, ma che sta alla base di ogni altra sfida: una specie di metamorfosi antropologica. Sono in gioco, infatti, le sorgenti stesse dell’uomo: l’inizio e la fine della vita umana, il suo grembo naturale che è l’uomo e la donna nel matrimonio, la libertà religiosa ed educativa che è condizione indispensabile per porsi davanti al tempo e al destino. Proprio perché sono “sorgenti” dell’uomo, questi principi sono chiamati “non negoziabili”. Quando una società s’ incammina verso la negazione della vita, infatti, “finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 28). Senza un reale rispetto di questi valori primi, che costituiscono l’etica della vita, è illusorio pensare ad un’etica sociale che vorrebbe promuovere l’uomo ma in realtà lo abbandona nei momenti di maggiore fragilità. Ogni altro valore necessario al bene della persona e della società, infatti, germoglia e prende linfa dai primi, mentre staccati dall’accoglienza in radice della vita, potremmo dire della “vita nuda”, i valori sociali inaridiscono. Ecco perché nel “corpus” del bene comune non vi è un groviglio di equivalenze valoriali da scegliere a piacimento, ma esiste un ordine e una gerarchia costitutiva. Nella coscienza universale sancita dalle Carte internazionali è espressa una acquisita sensibilità verso i più poveri e deboli della famiglia umana, e quindi è affermato il dovere di mettere in atto ogni efficace misura di difesa, sostegno e promozione. Ciò è una grande conquista, salvo poi – questa dichiarazione – non sempre corrispondere alle  politiche reali. Ma, ci chiediamo, chi è più debole e fragile, più povero, di coloro che neppure hanno voce per affermare il proprio diritto, e che spesso nemmeno possono opporre il proprio volto?...Vittime invisibili ma reali! E chi è più indifeso di chi non ha voce perché non l’ha ancora o, forse, non l’ha più? E, invero, la presa in carica dei più poveri e indifesi non esprime, forse, il grado più vero di civiltà di un corpo sociale e del suo ordinamento? E non modella la forma di pensare e di agire - il costume - di un popolo, il suo modo di rapportarsi nel proprio interno, di sostenere le diverse situazioni della vita adulta sia con codici strutturali adeguati, sia nel segno dell’attenzione e della gratuità personale? Questo insieme di atteggiamenti e di comportamenti propri dei singoli, ma anche della società e dello Stato,  manifesta  il livello di umanità o, per contro, di cinismo paludato, di un popolo e di una Nazione.  La nostra Europa, come l’intero Occidente segnato da una certa cultura radicale fortemente individualista, si trova da tempo sullo spartiacque tra l’umano e il suo contrario. Questi temi non sono rimandabili quasi fossero secondari; in realtà formano la “sostanza etica” di base del nostro vivere insieme. Già nel 1992, i Vescovi italiani scrivevano: "L'elaborazione di una diversa cultura dell'uomo e della convivenza sociale è il problema più serio, la più grande sfida che la società italiana deve  affrontare" (CEI, Evangelizzare il sociale, n. 89).

6. Una obiezione ricorrente è che i cristiani vorrebbero imporre, nella sfera politica e civile, in un contesto pluralistico e complesso, dei valori confessionali, anziché prendere atto dei cambiamenti culturali e comportamentali, e semplicemente registrarli dando loro dignità giuridica in nome del pluralismo e del principio di tolleranza. L’obiezione contiene due aspetti. Il primo – il più evidente – la tesi secondo cui il cristianesimo sarebbe arrogante e pericoloso alla democrazia. Ma Papa Benedetto XVI, di recente, precisava al Parlamento di Berlino: “Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante dalla Rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio (…) Dal (…) legame precristiano tra diritto e filosofia parte la via che porta, attraverso il Medioevo cristiano, allo sviluppo giuridico dell’Illuminismo fino alla Dichiarazione dei Diritti umani” (Discorso al Parlamento Federale, Berlino 22.9.2011; cfr anche Congregazione per la dottrina della fede, Nota cit.). Per questa ragione le esigenze etiche fondamentali “non esigono in chi le difende la professione di fede cristiana, anche se la dottrina della Chiesa le conferma e le tutela sempre e dovunque come servizio disinteressato alla verità dell’uomo e al bene comune delle società civili” (Nota cit. n. 5).
          Ma vi è anche una seconda tesi nell’obiezione riportata: sembra che lo scopo precipuo degli Ordinamenti civili debba essere quello di registrare e ordinare i comportamenti e i desideri soggettivi, dal momento che il relativismo culturale sfocia inevitabilmente nel pluralismo etico, e questo viene ritenuto da alcuni la condizione della democrazia. Avviene così che nella sfera culturale si rivendica la più assoluta autonomia delle scelte morali, e nella sfera legislativa si formulano leggi che prescindono dall’etica naturale, come se tutte le concezioni della vita fossero equivalenti. A fronte di tale concezione, mi torna alla memoria lo Stato Leviatano di Hobbes, secondo il quale esso esiste come necessario gendarme che regola gli istinti violenti di tutti contro tutti. La Dottrina sociale della Chiesa, il pensiero universale e l’esperienza, offrono in verità una visione ben più alta e nobile dello Stato. In questo decisivo orizzonte, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, a conclusione dell’incontro annuale svoltosi in Croazia, così si è espresso a nome di tutti i Vescovi del Continente: “Siamo convinti che la coscienza umana è capace di aprirsi ai valori presenti nella natura creata e redenta da Dio per mezzo di Gesù Cristo. La Chiesa, consapevole della sua missione di servire l’uomo e la società con l’annuncio di Cristo Salvatore, ricorda le implicazioni antropologiche e sociali che da Lui derivano. Per questa ragione non cessa di affermare i valori fondamentali della vita, del matrimonio fra un uomo e una donna, della famiglia, della libertà religiosa ed educativa: valori sui quali si impianta ed è garantito ogni altro valore declinato sul piano sociale e politico” (CCEE, Assemblea plenaria, Zagabria 3.10.2010).
            A volte si sente affermare che di questi valori non bisognerebbe  parlare perché “divisivi” e quindi inopportuni e scorretti, mentre quelli riguardanti l’etica sociale avrebbero una capacità unitiva generale. L’invito, non di rado esplicito, sarebbe quello di avvolgerli  in un cono d’ombra e di silenzio, relegarli sempre più sullo sfondo privato di ciascuno, come se fossero un argomento scomodo, quindi socialmente e politicamente inopportuno. L’invito è spesso di far finta di niente, di “lasciarli al loro destino”, come se turbassero la coscienza collettiva. Tuttalpiù si vorrebbe affidarli all’opera silenziosa e riservata della burocrazia tecnocratica. Ma è  possibile perseguire il bene comune tralasciandone il fondamento stabile, orientativo e garante? Il bene è possibile solo nella verità e nella verità intera. Per questa ragione non sono oggetto di negoziazione: su molte questioni, infatti, si deve procedere attraverso mediazioni e buoni compromessi, ma ci sono valori che, per il contenuto loro proprio, difficilmente sopportano mediazioni per quanto volenterose, giacché, questi valori, non sono né quantificabili né parcellizzabili, pena trovarsi di fatto negati.  

       Vi ringrazio per la paziente e benevola attenzione e concludo questo intervento, prima dei vostri lavori, con le sintetica e splendida affermazione di Papa Benedetto XVI in Germania: “In Cristo c’è futuro, vita e gioia!” (Omelia, Berlino 22.9.2011). E questo è straordinariamente vero, poiché  “senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 78). In Lui – come abbiamo ricordato all’inizio -  l’uomo ritrova se stesso, la sua identità e vocazione, il senso del suo vivere, impegnarsi e morire, la misura della sua dignità. I cristiani hanno ricevuto il dono della fede, un bagaglio dottrinale, morale e sociale che ha ispirato e fondato quell’umanesimo plenario di cui tutti godono anche se a volte sembrano volerne dimenticare o rinnegare le radici antiche e sempre feconde. Portare a tutti e in ogni ambiente  questo patrimonio, con la coerenza della vita e il coraggio della parola fino alle conseguenze  sociali, è un servizio doveroso poiché è un bene per tutti. Innanzitutto per i giovani, che attendono di vedere in noi adulti dei punti di riferimento  affidabili, e che hanno diritto di nutrirsi ad una cultura fatta di ragioni  nobili, capaci di suscitare entusiasmo e di sprigionare quelle energie propositive che scopriamo con commozione nei loro cuori. Proprio per questo i Vescovi italiani, che vivono accanto alla gente con i loro sacerdoti e sentono pulsare   la vita complessa degli uomini d’oggi, hanno posto al centro degli Orientamenti Pastorali del decennio la missione educativa. E’ un responsabilità che fa appello a tutti, che costituisce una sfida, ma anche rappresenta un’ora promettente della storia alla quale nessuno deve mancare. Buon lavoro.

Cardinale Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

lunedì 17 ottobre 2011

A Bagnasco e a tutti i cristiani tramite don Paolo...

Don Paolo, è facile parlare di assenteismo sociale ma poi non si fa niente per sostenere i cristiani che promuovono iniziative coraggiose e disinteressate per affrontare i problemi del secolo. Per essere concreti abbiamo avviato, prima ancora che lo facessero i laici e gli atei di “Coordinamento 15 ottobre” con la loro manifestazione sfociata, non per colpa loro nella violenza, un dibattito sulla necessità di affrontare il problema del debito pubblico e della crisi del neo-capitalismo e della necessità di individuare una terza via per rendere la Finanza e l'Economia equa e solidale. A sentirli parlare sembra che abbiano sposato le nostre idee proposte già da alcuni mesi, vedi: http://www.fratesole.sicily.it/tamtam_indignati_terza_via/TamTam_indignati_Terza_via.htm ma dal pianeta cattolico NIENTE. La differenza sostanziale con la sinistra è che loro sostengono, aiutano e valorizzano quello che fanno coloro che la pensano come loro, NOI, invece, al contrario, isoliamo o guardiamo con diffidenza e distacco coloro che promuovono in ogni modo l'impegno per la promozione del bene. Di seguito copio l'articolo che ho inviato a Coordinamento 15 ottobre”:
Tam Tam, indignati cercano Terza via per rendere etica l'economia...
Group Against world degeneration process (Gruppo Planetario contro il processo di degenerazione del mondo).
 Cristiani di tutto il mondo unitevi nel nome di Gesù per salvare l'umanità dalla schiavitù ad un sistema economico e finanziario ingiusto, iniquo e discriminatorio, falso e corruttibile quale si è rivelato il neo-capitalismo. La nostra presenza moderata e ispirata al valore supremo della non violenza fra gli INDIGNADOS è fondamentale, urgente ed improcrastinabile. 
Da soli non ce la facciamo a far passare la nostra risposta al problema perchè tutto ciò che viene prospettato a questa cultura post-illuminista di matrice positivista dai cristiani odora di sacrestia e viene scartata, isolata e marginalizzata anche dai sistemi mediatici. Dobbiamo unirci con umiltà e una forma di servizio “ad gentis” ai gruppi che si sono organizzati su base programmata, non violenta e pacifica quale mi sembra essere, ad esempio il “Coordinamento 15 marzo”, dopo aver ascoltato al TG3 il coordinatore Giuseppe Di Marzo. 
Noi abbiamo la soluzione che può essere condivisa anche da chi non è cristiano, da chi non crede assolutamente o da chi fa parte di altre religioni. Anche quelli del Coordinamento 15 ottobre, sul loro sito dicono: ”...Vogliamo un’altra economia, un’altra società e una democrazia vera”. 
Ma quale economia essi propongano, quale modello di società essi prospettino o quale tipo di democrazia risulterebbe vera questo ancora non lo dicono. 
Noi cristiani abbiamo una marcia in più perchè: 
1°, “il nostro Regno non è di questo mondo” ma a questo mondo NOI non possiamo far mancare il nostro impegno gratuito e disinteressato per il raggiungimento del BENE UNIVERSALE DI TUTTI I POPOLI E DELLE NAZIONI; 
2°, NON PENSIAMO CHE LA RIVOLUZIONE DI SISTEMA POSSA E DEBBA AVVENIRE CON LA VIOLENZA MA CON LA FORZA DELLE IDEE E LA CONOSCENZA DEI MODELLI DI SVILUPPO ALTERNATIVI A QUELLI NOTI, BOCCIATI DALLA STORIA; 
3°, NOI CRISTIANI ABBIAMO UN MODELLO DI SVILUPPO DA PROPORRE CHE E' QUELLO EQUO E SOLIDALE BASATO SULLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA CHE NON E' PENSATO PER FARE ARRICCHIRE LO 0.02% DELLA POPOLAZIONE MONDIALE AI DANNI DEL RIMANENTE 99,8% MA TENDE A REALIZZARE UNA ECONOMIA GOVERNATA DAL BASSO, DALLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA, NON ASSOGGETTABILE ALLE SPECULAZIONI E CHE NON E' LEGATA ALLA CONCENTRAZIONE DEL POTERE POLITICO ED ECONOMICO NELLE MANI DI POCHISSIME PERSONE.
LA NOSTRA TERZA VIA ECONOMICO-FINANZIARIA SI BASA SUL QRDV (Qualità Reale Della Vita) CHE E' IL PARAMETRO DI VALUTAZIONE DELLA RICCHEZZA DI UNO STATO E CHE SI DEVE ANDARE A SOSTITUIRE AL PIL (Prodotto Interno Lordo). 
La qualità della vita delle persone e la qualità dell'ambiente dove i gruppi umani convivono deve essere IL CENTRO PERMANENTE “GRAVITAZIONALE” di ogni iniziativa RIVOLUZIONARIA di cambiamento pacifico del sistema capitalistico.
L'UMANITA' NON PUO' DIPENDERE DAI MAL DI PANCIA DI WOLL STREAT E DELLE BORSE MONDIALI. PER ESSA E' NECESSARIO un modello di sviluppo reale dove il profitto sia generato dal lavoro e dalla creatività d'impresa e dove la produzione sia legata ai bisogni reali e non ai bisogni indotti dal “Consumismo”.
SE SIETE D'ACCORDO, E con il nostro stile singolare vogliamo partecipare al cambiamento, ANDIAMO AVANTI UNITI.  Contribuiremo a creare con le forze laiche LA PIU' GRANDE RIVOLUZIONE PACIFICA PER IL CAMBIAMENTO EPOCALE DEL NOSTRO ATTUALE SISTEMA ECONOMICO E FINANZIARIO.
PER IL COORDINAMENTO DELLA COMPONENTE DEGLI INDIGNATI CRISTIANI A SOSTEGNO DELL'IMPORTANTE INIZIATIVA DEL “COORDINAMENTO 15 OTTOBRE” multiculturale, multietnico e multireligioso fate sentire la vostra voce sul blog: http://www.frasole.blogspot.com/    o scrivete a fraSole frasole@fratesole.sicily.it.
Sappiamo bene che nel coordinamento vi sono realtà schierate ideologicamente che non hanno una visione politica universale ma ancora pensano che il problema sia il “Governo Italiano” o la politica in senso lato. La cosa non deve preoccuparci nella misura in cui sia possibile un confronto democratico attraverso il quale passi l’idea che non è una questione partitica o di schieramento politico perchè la politica è stata spodestata dall'Economia e la politica non deve essere una nostra nemica ma lo strumento ideale al di là degli stessi schieramenti, per governare il cambiamento del Sistema. 
Semmai si parli di preparazione di una Nuova Classe Dirigente che introduca, al di là delle appartenenze politiche, concetti e metodi nuovi di governo della cosa pubblica o forse è meglio dire, per il livello planetario raggiunto dalla sfida, delle “cose pubbliche”. 
E su questo, penso e spero, che possiamo intenderci e trovare basi comuni per andare avanti nella lotta CONTRO I POTERI FORTI DELLA TERRA.

sabato 1 ottobre 2011

L’INDIGNAZIONE DEI CRISTIANI UNITI non è peccato...


Carissimo/a,
quello che dici è verità. Ma è verità pure che non si può lasciare da solo il Santo Padre, i vescovi e la Chiesa con i suoi valori da una cultura laico-massonica, relativista e nichilista che sta distruggendo il valore stesso dell’essere cristiano e lo sta cancellando da ogni realtà politico-istituzionale, culturale e filosofica al punto tale che giornalmente si registrano restrizioni, persecuzioni, uccisioni, derisioni, mortificazioni nei confronti della nostra santa madre Chiesa, dei suoi più amati rappresentanti e dei valori cristiani di cui ognuno di noi è portatore sano. L’INDIGNAZIONE DEI CRISTIANI UNITI non è un male nella misura in cui, come ha fatto Gesù, si vogliono cacciare i mercanti dal tempio là dove per tempio intendiamo il luogo dove crescono e cercano di affermarsi i giovani, dove vivono e lavorano le famiglie, dove gli educatori si trovano di fronte muri (barriere di disvalori) altissimi difficili da abbattere, dove i politici di vogliono far passare per normalità ciò che la nostra santa dottrina di dice che è ANORMALE!!!... Noi preghiamo, e con la Grazia di Dio viviamo la comunione con Lui e la Sua Chiesa; ma la Chiesa Egli l’ha voluta nel mondo e allora non vi strappate le vesti se con amore fraterno e con spirito di carità si vuole trasformare l’indignazione in PRESENZA VIVA DEI CRISTIANI UNITI perché si realizzi ciò che il Signore con o senza di noi realizzerà comunque: LA CITTA’ DELL’AMORE!!!...
Con profonda stima, con il riconoscimento del livello spirituale raggiunto, suo
indegno FraSole.

venerdì 23 settembre 2011

“Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?”


Che meraviglia il nostro Papa. Le sue considerazioni al Bundestag tedesco sui fondamenti dello Stato liberale di diritto tratte da Sant’Agostino: “Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?”  hanno toccato tutti.

Benedetto XVI, consapevole della crescente persecuzione dei cristiani da parte di gruppi integralisti oltre all’attuale ostracismo esercitato da parte di minoranze radical sic e ateo-massoniche (positiviste) che si sta diffondendo in Europa ha posto il quesito:  
Come riconosciamo che cosa è giusto? Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente? La richiesta salomonica resta la questione decisiva davanti alla quale l’uomo politico e la politica si trovano anche oggi.” 
Il vero male oggi?  “La ragione positivista - ha affermato il Papa - che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio.”
Proseguendo, il santo Padre riconosce: …”L’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa. … -ma, prosegue - …esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana.” 
In conclusione, cosa è richiesto al politico? “L’uomo è in grado di distruggere il mondo. Può manipolare se stesso. Può, per così dire, creare esseri umani ed escludere altri esseri umani dall’essere uomini. Come riconosciamo che cosa è giusto? Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente? La richiesta salomonica resta la questione decisiva davanti alla quale l’uomo politico e la politica si trovano anche oggi.”

Salomone chiese: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male” (1Re 3,9). 

“Che cosa sarebbe se a noi, legislatori di oggi, venisse concesso di avanzare una richiesta? Che cosa chiederemmo? Penso che anche oggi, in ultima analisi, non potremmo desiderare altro che un cuore docile – la capacità di distinguere il bene dal male e di stabilire così un vero diritto, di servire la giustizia e la pace.”
 Ma con una sottigliezza inverosimile egli, per evidenziare in maniera opportuna che la Chiesa cristiana nel rapporto fra l’essere e il dover essere, non ha nessuna intenzione di lasciarsi relegare dalla cultura positivista a “sottocultura” (per essi, infatti, la Chiesa è una realtà con molti doveri ma senza diritti), da quella sede ha parlato ad ogni vero cristiano: “Nel terzo secolo, il grande teologo Origene ha giustificato così la resistenza dei cristiani a certi ordinamenti giuridici in vigore: “Se qualcuno si trovasse presso il popolo della Scizia che ha leggi irreligiose e fosse costretto a vivere in mezzo a loro … questi senz’altro agirebbe in modo molto ragionevole se, in nome della legge della verità che presso il popolo della Scizia è appunto illegalità, insieme con altri che hanno la stessa opinione, formasse associazioni anche contro l’ordinamento in vigore…”. 
Il nostro Gruppo su Facebook è presente!!!... Cresciamo e moltiplichiamoci per unirci ai tanti presidi a sostegno del Papa e della Chiesa “perché il mondo creda” e si realizzi per tutti il bene, la giustizia e la pace senza discriminazioni e senza persecuzioni…

mercoledì 14 settembre 2011

ADESSO C’E’ IL GRUPPO: INDIGNATI CRISTIANI UNITI…Tam Tam…


Quante notizie in televisione e sui giornali che ci fanno indignare. Non sappiamo a chi rivolgerci, con chi parlarne, come fare per gridare la nostra disapprovazione… ADESSO C’E’ IL GRUPPO: INDIGNATI CRISTIANI UNITI…Tam Tam… per dare senso alla nostra missione e non rimanere isolati in questa società che pensa di poter fare a meno di Gesù . Fai sentire la tua VOCE… 

martedì 13 settembre 2011

Iscriversi al Gruppo serve per rendere potente e forte la voce dei cristiani...


La nostra missione è diffondere il pensiero rivoluzionario dei cristiani che credono, sperano ed amano nella Verità, portatori di luce e di speranza nuova… Iscriversi al Gruppo serve per rendere potente e forte la voce dei cristiani in un mondo consumato dal relativismo…Indirizzo per iscriversi al gruppo: INDIGNATI CRISTIANI UNITI…Tam Tam…

lunedì 12 settembre 2011

Due domande...


Due domande: I cristiani possono pregare anche con le azioni concrete per liberare il mondo dai soprusi, dalle prevaricazioni, dalle ingiustizie e dalla mancanza di amore?...
Abbiamo consegnato il mondo al piacere senza amore. Vogliamo che il piacere sia legato ai sentimenti?...

AVANTI, discepoli moderni di Gesù...


Il Papa che Mario ha citato: Paolo VI, aspirava alla realizzazione dell'Umanesimo plenario. Non è un'utopia. Il Bene l'Amore e la Verità hanno già trionfato con la resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo; è che a molti il messaggio non è ancora giunto. Facciamo la nostra piccola e misera parte perchè quante più persone scoprano la natura rivoluzionaria del Vangelo che porta la Luce dove ci sono le tenebre, la gioia dove c'è la noia, l'amore dove c'è l'odio e la felicità dove c'è la depressione... AVANTI, discepoli moderni di Gesù. Mario e fratelli tutti, spargiamo in tutto il web questo seme della VITTORIA DEL BENE SUL MALE!!!... Siamo in tanti, “facciamo vedere che la foresta è piena di alberi che crescono rigogliosi anche se non fanno rumore”...
Iscrivetevi al Gruppo/Facebook e consigliatelo ai vostri amici...

giovedì 8 settembre 2011

ABBIAMO CREATO IL GRUPPO INDIGNATI CRISTIANI UNITI...Tam Tam...

Questo gruppo nasce per quanti sono indignati per i fatti che accadono nel mondo e  vogliono far sentire la loro voce per contare di più e avere più peso rispetto a coloro che compiono le scelte per conto nostro. Urge contestare perchè le cose cambino in meglio. Qual è, in quest’ottica, il ruolo dei cristiani: chiudersi nel privato o  far sentire pacificamente la propria voce (come si suol dire) ai 4 venti?... Ogni cosa che non ci va DICIAMOLO!!!...

mercoledì 7 settembre 2011

Segue il Manifesto: RIMETTIAMO IL LAVORO AL CENTRO...


Prosegue dal post precedente di FraSole:


RIMETTIAMO IL LAVORO AL CENTRO
Riportiamo il lavoro al centro, come fondamento per lo sviluppo della persona, della famiglia, dell’economia e della coesione sociale.
Liberiamo il lavoro dai molti pregiudizi che portano a costruire assurde gerarchie tra il lavoro degli uomini e quello delle donne, degli italiani rispetto agli immigrati, tra lavori manuali e intellettuali, tra dipendenti e autonomi. Tutti i lavori hanno la medesima dignità, e da sempre la mobilità sociale è basata su percorsi che valorizzano un complesso di esperienze umane e professionali.
Attori pubblici e sociali, imprese, educatori e famiglie devono fare ogni sforzo per integrare
educazione e lavoro, famiglie e produzione, flessibilità e sicurezza per favorire la crescita di un mercato del lavoro inclusivo soprattutto per i giovani , le donne e gli immigrati.
Riconosciamo i fabbisogni di flessibilità assicurando tutele e remunerazioni adeguate.

PER UN WELFARE MODERNO DIAMO SPAZIO ALLA SUSSIDIARIETÀ
Un Welfare moderno non può prescindere dall’uso efficiente delle risorse e dal concorso responsabile delle persone, delle famiglie e delle organizzazioni sociali, delle associazioni no profit e del volontariato. Diamo spazio, e fiducia, alla sussidiarietà per offrire nuove frontiere per la previdenza, la sanità, l’assistenza, la formazione e le tutele attive nel mercato del lavoro.

RINNOVIAMO LE CLASSI DIRIGENTI
Farsi classe dirigente significa, anzitutto, essere portatori di visione, di competenze, valori, capacità organizzative e comportamenti in grado di aggregare motivazioni e interessi generando ricadute positive verso le comunità e le persone.
Innalzare la qualità della classe dirigente del nostro Paese e promuoverne il rinnovamento qualitativo, generazionale e di genere è un obiettivo che riguarda tutti noi e impegna il nostro modo di fare impresa, associazione, partito, istituzione.
Ci rendiamo disponibili a favorire processi di formazione e selezione di giovani per l’impegno sociale e politico.
Dobbiamo, in particolare, fuoriuscire dalla riproduzione oligarchica delle classi dirigenti alimentata da leggi che impediscono agli elettori di esprimere le proprie preferenze, valutando la credibilità e le competenze dei candidati.
Questo obiettivo può essere colto con l’adozione di una legge elettorale su base proporzionale, garantendo la rappresentanza parlamentare ai partiti politici che abbiano ricevuto un adeguato consenso e vincoli di coalizione che favoriscano la stabilità dei Governi.

L’ITALIA CE LA PUÒ FARE
Siamo un Paese dotato di grandi risorse: famiglie e comunità generose, uno straordinario tessuto di imprese, una rete di rappresentanze sociali del mondo del lavoro senza uguali, di associazioni e volontari impegnati nei nostri territori come nei paesi in via di sviluppo.
In questo ambito, il contributo dei cattolici, soprattutto delle associazioni che si ispirano ai principi della Dottrina sociale della Chiesa è stato trainante.
Le Encicliche papali hanno accompagnato il protagonismo dei cattolici in campo politico e sociale, e l’impegno ad affrontare le grandi questioni sociali del proprio tempo in modo coerente con i valori cristiani e l’aspirazione a realizzare un umanesimo universale.
Lo vogliamo fare insieme, credenti e non credenti, convinti che i valori, ed i contenuti che ispirano questo manifesto possano costituire un punto di riferimento per l’intera comunità nazionale. – Fine.
Per tutti coloro che hanno avuto la possibilità e la bontà di leggere questo manifesto della Buona politica e per il Bene comune, Pace, bene, gioia grande e cresciamo sempre… FraSole

“MANIFESTO per la Buona politica e per il Bene comune”...


 “Cattolici e nuovi scenari della politica” è il tema proposto da Tornielli sul suo blog. Sul tema abbiamo scritto, fra l’altro, il seguente post  riportando la proposta del “Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro” che hanno elaborato un “MANIFESTO per la Buona politica e per il Bene comune”. Quindi non sono io a parlare ma la voce dell’autorevole mondo del lavoro cattolico.
Spero che i paragrafi entrino tutti altrimenti posterò più volte. Buona lettura, e Buona meditazione:…meditate gente, meditate. Questa è solo una voce ma in sintonia con questa ve ne sono altre. Si giungere ad una costituente dei cristiani in politica?...

I Promotori del Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro aderiscono con convinzione, e determinazione all’appello del Papa, ribadito dai Vescovi italiani, per un impegno fecondo dei cattolici rivolto al rinnovamento morale e civile della politica nazionale.
Per spirito di servizio, non per rivendicare primazie, ma con la finalità di contribuire alla costruzione del bene comune.
Siamo orgogliosi di essere italiani, portatori di valori, di cultura, tradizioni, apprezzati nel mondo e consapevoli di avere un destino comune nel confrontarci con nuovi protagonisti della competizione internazionale, per avviare una nuova stagione di sviluppo e per dare risposte positive alle giovani generazioni, ai territori meno sviluppati, alle persone bisognose.
La strada è quella di una grande, generosa, generale mobilitazione delle energie civili, sociali, imprenditoriali degli italiani che metta in moto le forze positive che si esprimono nella società al servizio del bene comune.
Per fare questo c’è bisogno di una buona politica e di classi dirigenti preparate, motivate, che sappiano suscitare emulazioni positive nelle nostre comunità, sappia renderle accoglienti verso le persone che vengono da altri Paesi, aperte alla prospettiva di portare a compimento la costruzione degli Stati Uniti d’Europa.
Vogliamo fare un appello alla politica, al mondo intellettuale, ai protagonisti del mondo del lavoro e dell’associazionismo sociale, a partire da coloro che si richiamano e si riconoscono nei valori cristiani per condividere insieme analisi e proposte per impostare un’agenda politica che affronti, con forza, costanza e visione di lungo periodo le questioni decisive.
Sollecitiamo coloro che sono impegnati nell’attività politica a condividere ed a sostenere nel tempo le priorità decisive per il futuro dell’Italia, e che esprimono un’azione prolungata e coerente che caratterizzi il secondo decennio del secolo.

RIPARTIAMO DAI VALORI PER FARE COMUNITA’
Una comunità solidale, e proiettata al futuro, è fondata sulla condivisione di una visione positiva della persona e dell’esigenza di salvaguardarne la libertà e la dignità in ogni ambito: nella nascita, nella salute e malattia, nel benessere e nel bisogno, nell’attività economica, nell’ambiente.
Nessuna sfida è possibile senza coesione sociale, responsabilità, senso del dovere, farsi carico dei bisogni collettivi, rispettare le regole democraticamente stabilite.
Ripensiamo lo Stato per renderlo più snello ed autorevole, valorizzando le autonomie e la sussidiarietà nell’ambito di un Federalismo solidale.
Possiamo affrontare cambiamenti epocali nell’utilizzo delle risorse disponibili, negli stili di vita, e per rendere ambientalmente sostenibile lo sviluppo economico, solo ricostruendo la fiducia nel futuro e nel nostro prossimo.
E’ questo lo spirito che deve animare una nuova stagione di riforme istituzionali ed economico-sociali.

PER UNO SVILUPPO SENZA DEBITO: DIFFONDIAMO PRODUTTIVITÀ, COMPETITIVITA’ ED EFFICIENZA
Ridurre il debito pubblico è fondamentale non solo per evitare al nostro Paese rischi imponderabili per la sua sostenibilità, ma anche perché sono i ceti meno abbienti e le giovani generazioni le vittime predestinate di uno stato indebitato. Ma il debito è sostenibile se c’è sviluppo. Fare sviluppo senza debito significa, anzitutto, massimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili e diffondere la produttività.
Dobbiamo ridurre i costi della politica, contrastare le rendite di posizione, l’evasione e l’elusione fiscale e le forme parassitarie e assistenziali che ancora caratterizzano molti ambiti delle amministrazioni pubbliche delle politiche economiche e sociali, risparmiare energia, utilizzare al meglio le risorse disponibili.
Per questi motivi la riduzione del debito deve essere accompagnata dalle riforme. Esistono ampli margini per razionalizzare la spesa pubblica, ridurre l’evasione fiscale, far funzionare la giustizia civile, semplificare la burocrazia, premiare il merito, dando respiro e sostegno alle forze produttive ed alle famiglie che con i loro comportamenti generano sviluppo, occupazione, investimenti sociali.

SOSTENIAMO LE FAMIGLIE
Una società proiettata verso il futuro deve valorizzare il ruolo riproduttivo, educativo e di cura delle persone, svolto dalle famiglie.
La supplenza svolta dalle famiglie verso le carenze dell’intervento pubblico, sta progressivamente diventando insostenibile per gli effetti della crisi economica, che indebolisce i redditi e dell’invecchiamento demografico che riduce l’entità e la solidarietà interna ai nuclei familiari.
Dobbiamo favorire la crescita di un mercato di servizi sociali di qualità, con politiche che mettano al centro il ruolo delle famiglie nella crescita dei figli, nell’accesso ai servizi di cura e di conciliazione con il lavoro, per la scelta di percorsi educativi e promuova la crescita di un’offerta di servizi, e di beni relazionali, fatta di imprese, profit e no profit, e di volontariato.

MIGLIORIAMO IL SISTEMA EDUCATIVO
Investiamo in educazione, formazione e ricerca. E’ la condizione per dare un futuro ai nostri giovani e renderli protagonisti delle rivoluzioni tecnologiche e organizzative in atto
nell’economia globale.
Miglioriamo il sistema di istruzione valorizzando la pluralità delle offerte formative.
Rimuoviamo gli ostacoli che separano la formazione dal lavoro, valorizziamo le iniziative
promosse dalle parti sociali per offrire alle persone, alle famiglie ed alle imprese informazioni corrette ed una maggiore qualità formativa.

COSTRUIAMO UN AMBIENTE FAVOREVOLE PER LE IMPRESE
Il nostro sviluppo dipenderà dalla capacità di generare nuove imprese, sviluppare quelle esistenti, attrarre nuovi investimenti, soprattutto in territori meno sviluppati del Mezzogiorno.
Diamo un valore positivo a chi fa impresa e intraprende, con regole poche e certe, che non ne deprimano lo sviluppo, e una fiscalità sostenibile.
Consideriamo la crescita ed il coinvolgimento delle risorse umane un fattore competitivo per il successo delle imprese sul mercato e una potente leva per la diffusione della produttività e della qualità del lavoro. Anche per questo, dobbiamo sviluppare relazioni sociali e sindacali che facciano leva sulla cooperazione, tra chi assume il rischio di impresa e chi in impresa vi lavora, e che creino un ambiente favorevole alla crescita delle imprese ed alla partecipazione dei lavoratori ai risultati.   - Segue nel post successivo...

venerdì 2 settembre 2011

I “Solari di Dio”, contemplativi nella città


I “Solari di Dio”, contemplativi nella città, sono cristiani che credono, sperano e amano sempre, dentro e fuori dalla chiesa, anche in politica. Essi hanno orecchie per ascoltare i bisogni dell'uomo ma avvertono sempre più distintamente anche i segnali di paura che provengono dal mondo laicista al solo pensiero che si possa ritornare alla necessaria unità dei cristiani in politica… Una casa comune unica di persone che in forza del loro credo non hanno timore di affrontare il menzognero apparato politico-mediatico che ci vuole a tutti i costi divisi. Urge una presa di coscienza matura affinchè la Verità sveli la menzogna; la Luce  rischiari le tenebre, i Fratelli incerti, insicuri, sfiduciati abbiano fede… Il Signore ha vinto il mondo e questo mondo sempre più corrotto ha bisogno di noi CRISTIANI UNITI!!!... Perchè è l'unione che rende chiara ed efficace la proposta cristiana.

mercoledì 31 agosto 2011

Grazie agli amici Susi e Mario


Grazie agli amici Susi e Mario che condividono il nostro tam tam. Il passa parola sarà la nostra forza e allora anche i sordi udranno… Costruiamo la nuova Arca partendo dalla casa comune: la Chiesa; e la guida certa: il Papa Benedetto XVI. Siamo nel mondo per arare, seminare e AMARE… il resto lo fa Gesù.

Al vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli...


Non ci può essere un impegno efficace e “rivoluzionario” (controcorrente) dei cattolici in politica, con i fatti più che con i pii desideri, se non dimostriamo alla società politica ma soprattutto a quella civile che noi siamo concretamente portatori sani di valori “altri” che fanno bene all’uomo/donna, alla famiglia, all’ambiente, all’economia, allo sviluppo, al lavoro, alla formazione, alla solidarietà, alla sana e pacifica e civile convivenza ma, soprattutto, alla salvaguardia della dignità della persona umana e al fine ultimo dell’esistenza.
Condivido quanto dici: “C’è una peculiarità e una originalità dell’apporto dei cattolici in politica, che si fonda sulla dottrina sociale della Chiesa e che ha molto da dire anche in questi tempi di crisi”. A ciò ho lanciato sul sito:www.fratesole.sicily.it un tam tam perché si possa prendere coscienza, finalmente, che non è cosa giusta che il sistema universale che regola le relazioni economico-finanziarie fra gli stati e i suoi membri sia entrato in crisi per responsabilità di pochi (0,02%) a danno di stratantissimi uomini e donne di questo pianeta (99,8%).
Non è cosa vera che tutto ciò che accade nel mondo abbia il suo inizio e il suo fine con e nell’economia. L’economia è per l’uomo o l’uomo è per l’economia?
Non è cosa buona che i credenti di ogni religione e in particolare i cristiani di cui mi onoro di far parte, ivi compresi i laici illuminati del pianeta, non si indignino per quanto accade sotto i loro occhi e… nelle tasche dei cittadini.
Non è cosa buona che il futuro dell’umanità debba dipendere da… Wall Street se ciò che essa rappresenta condiziona l’essere umano addirittura fin nell’individuazione dei bisogni primari e nella definizione della gerarchia valoriale dell’intera società e di ogni singolo individuo.
E allora ti chiedo, in forza della tua autorevolezza morale e professionale: è possibile avviare un sereno dibattito sulla necessità di caratterizzare l’impegno dei cristiani in politica, oltre che sul fronte culturale, per la ricerca moderna di una benedetta Terza via, non solo parlamentare ma anche economica, capace di coniugare, nel rispetto della dottrina sociale, sviluppo e solidarietà? Penso che occorra fornire all’umanità una nuova “Arca”… e che non possiamo ancora parlarci addosso...

martedì 30 agosto 2011

Opinioni in libertà per rendere giovane la speranza & dare speranza ai giovani...


Giovani e meno giovani, laici e cattolici confrontiamoci sui temi importanti che riguardano le nuove promesse: i giovani. Opinioni in libertà per rendere giovane la speranza & dare speranza ai giovani...

Sono indignato 1...


Politica, religione, cultura e società per un uomo di qualità… E lo sport? Per quanto basta per tenersi in forma ma non per divinizzare la prestanza fisica. In un Italia neo-decadente, il culto dell’attività sportiva esercitata dagli altri ha creato degli idoli milionari che si permettono il lusso di scioperare per non versare un ipotetico contributo di solidarietà!!!... CHE RAZZA DI UMANITA’. 


Non è cosa buona che il futuro dell'umanità debba dipendere da... Wall Street se ciò che essa rappresenta condiziona l'essere umano addirittura fin nell'individuazione dei bisogni primari e nella definizione della gerarchia valoriale sociale e individuale.
Tam Tam.
 
      
Indignati cristiani, di altre confessioni religiose e laici uniamoci, facciamo sentire i nostri tamburi, suoniamo le nostre trombe, diffondiamo nell'universo della rete il nostro tam tam...
        Proponiamo all'intero pianeta il modello esistente di sviluppo sostenibile multietnico, multiculturale e multireligioso, basato sull'Economia  Equo e Solidale
che ha già una sua organizzazione mondiale, la WFTO (World Fair Trade Organization) e sulla Finanza Etica e Solidale Ricordiamo che non si tratta di una economia alternativa ma integrativa, capace di proporsi come modello moralizzatore e regolatore dell'economia di mercato che, invece, è governata da pochi (0,2%) a danno della parte rimanente della popolazione mondiale (99,8%).
       Non abbiamo alternative, dobbiamo renderci conto, una buona volta per tutte, che “
la finanza trasnazionale rappresenta uno dei poteri forti che determina l'attuale situazione di crisi mondiale. Le operazioni speculative non hanno più nessun legame con l'economia reale, e sono in grado di condizionare i governi, facendo cadere i costi della crisi su tutti i cittadini.Ormai il mercato finanziario si sviluppa indipendentemente dalla crescita economica reale, dalla produzione di ricchezza e dall'occupazione”.